La Poesia è forse la più scomoda fra le Arti. Meno attraente, non intrattiene i sensi ma li lascia in silenzio, da soli davanti a un foglio. E quelli, arrugginiti e viziati come sono, non sanno che farsene.
La Poesia, si dice, è per i poeti, i cretini, gli sfigati, i depressi … per quelli che non si sanno divertire e non sanno osare. In effetti, la Poesia non ha un corpo di ballo, una tavolozza di pennelli e colori, non ha il suono degli strumenti, i primi piani sui grandi schermi, i tacchi alti o la cravatta, la Poesia ha solo due cose: se stessa e la parola.
E, da sola con se stessa, la Poesia ci sa stare: basta guardare in controluce le foglie di un albero che si dondolano nel vento. Il silenzio dell’erba nei campi. Il profumo dei fiori. Il ragno che tesse la tela e un’antilope che muore. Una donna che allatta, un uomo che si fa la barba. Non servono parole.
La Poesia esiste.
E invece la parola senza la Poesia ci sa stare un po’ meno. E’ disarmonica. Disordinata. Immatura. Genera Forze che poi non sa domare, realtà caotiche e lontane dal ‘centro’, da quel cuore che è uno per tutti e batte così profondamente nella Terra da ritrovarsi in qualche modo pure dentro all’Universo. Ma lo stesso resta potente, incredibilmente potente. Però è divisa e non vale niente.
La parola, agghindata, travestita, citata, mascherata, spogliata … fa scalpore, provoca, irrompe, può dare uno schiaffo che fa girare su stessi 4 volte e poi … poi lascia dietro di sé una terra arida, una landa deserta di passata genialità, futuro malcontento e d’effimero presente.
E mi chiedevo se abbiamo davvero ancora bisogno di questo? Di lanciare e immettere nel mondo messaggi controversi, provocatori o provocanti, raccomandandoci ai potenti di televisioni, aziende, maestri zen o del marketing , case domestiche e discografiche o addirittura a Dio o ai Santi mercificando noi stessi e il nostro stesso messaggio (se e quando c’è)?
O se invece fosse arrivato il momento che poi in realtà -questo fantomatico momento non arriva mai ma arriva piuttosto il bisogno intimo e personale di voler comunicare e ricevere altro – e allora se fosse davvero arrivato questo bisogno dentro di noi, stiamoci attenti, facciamoci caso perché sarà sommerso dal rumore e dalla velocità di informazioni spesso chiamate anche ‘arte’ a cui siamo sottoposti ma NON obbligati.
Se tutto quello ci indigna o cattura non fosse altro che un’apparente forma di ribellione che in realtà nasconde un grande grido di vuoto e di dolore, il canto disperato di una parola, figlia prodiga, che fa di tutto per ritornare alla Madre? Alla Poesia di una Madre.
Sarebbe carino allora, spegnere cellulari, computer e televisione, uscire di casa, entrare in una libreria e comprare un libro di POESIE di qualunque autore si voglia e poi sedere in un luogo vivo di verità: un prato, per chi può una spiaggia, la riva di un lago o anche un locale accogliente dall’atmosfera color pastello e lì fermarsi e leggere.
Permettere alla Poesia di sottrarre tutti quanti i sensi martoriati e stanchi, lasciare da soli con se stessi e riprendere fra le braccia, la Parola.
Alla prima pagina verrà forse voglia di smettere ma vi prego non facciamolo, persistiamo, proviamo a vedere che succede. Mal che vada avremo un po’ di Poesia negli occhi.