Questa foto è di qualche mese fa. E’ uscita quasi per sbaglio e mi è piaciuta tanto. A guardarla ho pensato: com’è sensuale la felicità! Perché io in quel momento ero felice. Dopo più di un anno passato all’inferno stavo cominciando ad amarmi a portarmi passo, passo in giro dentro me stessa e, quel giorno, stavo facendo un lavoro che mi piace, in mezzo alle querce anziane, all’aria aperta, senza una divisa. Mille altre cose non andavano ma quella era perfetta ed io ci stavo tutta dentro. Ero piena di gratitudine e friccicavo. Aperta alla vita.
Da questa foto ho visto come prende forma l’essere attraente per l’esistenza e l’essere attratti dall’esistenza: come cambia il corpo, come si focalizza lo sguardo, come si espande l’anima. Questo diritto ci è stato tolto alla nascita facendoci sentire in pericolo, troppo provocanti, sporche, sbagliate, compromettenti, desiderabili e finalizzando la sensazione a uno scopo di seduzione verso l’altro.
Mi esprimo al femminile perché parto dal mio punto di vista e non per escludere l’uomo da questo, anzi. Un corpo maschile aperto, rilassato, felice è altrettanto sensuale: attraversato dalle onde magnetiche naturali e misteriche, è un vero spettacolo guardarlo, senza per forza volerci andare a letto o pensare a come difendersi da un’eventuale conquista o da un voler conquistare ma semplicemente esprimendo sensualità, goderne, percepirla e diffonderla nell’ambiente circostante ( che se poi trova anche la sua espressione intima e fisica ben venga ma non è questo il punto adesso e non è comunque sempre scontato che sia quello il fine ).
Siamo abituati a portare l’eccitazione a confluire in un unico punto e ridurla a un solo significato quando forse non è proprio così. Si ha a che fare con un’energia molto potente e facilmente manipolabile, se si nasce in contesto dove l’educazione oscilla tra la vergine e la puttana, lo stupratore e l’uomo senza macchia e senza paura, la castità e la mercificazione del corpo, il sesso e il matrimonio, il concetto di godimento e il concetto di dio … diventa difficile comprendere la donna e comprendere l’uomo. E comprendere Dio.
Troppo spesso l’educazione diventa la nostra esperienza e forse non abbiamo mai avuto figure di riferimento ‘sane’ e abbiamo incasinato il nostro albero genealogico di generazione in generazione, forse ci siamo affidati alle persone sbagliate, forse abbiamo interpretato male alcuni segnali, forse abbiamo commesso errori e abbiamo subito quelli degli altri, non siamo nati in una comunità selvaggia, sveglia e illuminata, forse abbiamo vissuto dei grandi traumi e forse era proprio con il ‘caos’ che dovevamo avere a che fare, senza per questo sentirci svantaggiati, incompresi o un po’ sfigati:)
C’è una tale confusione in giro su questo ‘trova te stesso’ che nel cammino per trovarlo questo me stesso un piede in qualche buca prima o poi lo metteremo e neanche una volta sola … a prescindere da dove e da come e con chi abbiamo iniziato questa nostra esperienza sulla terra ( a livello geografico, storico, famigliare e sociale) possiamo ed è nostro diritto diseducarci da modelli, modi di pensare e di agire, diseducare la parola dal significato che di essa ci è stato dato e cominciare a sentire: che sensazione ho nel corpo, nella mente e nel cuore provando a vedere come ci sta quella sensazione dentro quella parola … . proprio ora che tutto appare perduto, il mondo è in piena rivoluzione d’arte, di amore, di morte, di vita, di libertà, di sensualità … e di tuttecose nuove.